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Perché scegliere il Video Marketing

Video Marketing: La centralità della TV in Italia ha determinato il successo del video nel digital. Tweet this

Caro PM dell’industria farmaceutica,

quante volte, nell’arco della giornata, guardi un video sul PC o sul tuo smartphone/tablet?

Lo sai che YouTube, da solo, riceve più di 1 miliardo di visite uniche ogni mese, con un consumo mensile totale di circa 6 miliardi di ore? Praticamente un’ora di video per ogni abitante sulla terra!

E quante volte, mentre leggi sulla Gazzetta OnLine l’articolo sulla squadra del cuore, accetti di vedere 15 secondi di un video promozionale, prima di accedere ai contenuti di tuo interesse?

Lo sai che, in termini di Digital Marketing Mix l’Italia è il primo Paese europeo per investimenti nel video marketing?

Infatti, già nel 2012, secondo Simona Zanette, Presidente IAB Italia, «il video online ha raggiunto il 20% sul totale del segmento display (la media europea è del 13%). È un importante indicatore culturale: la tradizionale preferenza degli italiani per la televisione ha determinato infatti la centralità del video anche nell’ambito digitale».

 

7 buoni motivi per scegliere il Video Marketing

Se non ci hai ancora pensato, ecco 7 buoni motivi per inserire nel tuo piano di Marketing Mix delle “videopillole” da proporre al tuo target medico per trasferire messaggi sul tuo brand, i contenuti salienti emersi nel tuo ultimo congresso, o qualsiasi altra cosa vuoi comunicare.

  1. La gente ama i video. Ormai le persone stanno consumando video come mai prima d’ora. Certo, molti degli utenti sono coinvolti da video virali, ma molti sono anche alla ricerca di informazioni su prodotti e servizi. Perché i video piacciono? In sintesi perché offrono informazioni in modo accattivante e facilmente comprensibile, quando invece leggere linee di testo sullo schermo del computer può generare mal di testa e può essere anche noioso. Guarda cosa ha fatto questo medico inglese per promuovere tra i suoi colleghi del Glenfield Hospital le linee guida per la cura dell’Asma. Clicca qui per vedere il video.
  1. I video migliorano la comprensione. Viviamo nell’era della immediatezza. Le persone ormai si aspettano di avere quello che vogliono, in qualsiasi momento ed in qualsiasi posto. Possibilmente senza aspettare. I video sono quindi perfetti per far comprendere i meccanismi di funzionamento e le modalità di fruizione del tuo prodotto. E possono essere mostrati, con le dovute cautele, anche ai pazienti; pensa per esempio come spiegare l’uso corretto di un device per una terapia antiasmatica, e quali benefici potrebbe portare al miglioramento dell’aderenza terapeutica. Un dato su tutti: i video aumentano la comprensione di un prodotto del 74%.
  1. I video aiutano a costruire fiducia. Non c’è dubbio su quanto sia importante, al fine di costruire una forte “brand equity”, la creazione di un link stretto tra la tua azienda ed i medici. Il ruolo dell’Informatore è cruciale, ma i video possono aiutarti a dare continuità nel tempo e nel creare un senso di vicinanza. Quando un medico vede un tuo video, con la possibilità di visualizzare anche il volto di una persona di fiducia (un KOL, un MSL o l’informatore stesso), immediatamente tende a personalizzare la relazione, in maniera molto più forte rispetto a delle fredde pagine lette sul tuo sito WEB.
  1. I video aiutano ad aumentare la copertura. I video sono il “media” virale più diffuso; come anticipato, generano fiducia e creano emozioni. Quest’ultima caratteristica incoraggia i visualizzatori a condividere online i contenuti che ritengono meritevoli, oggi è molto facile. Naturalmente i tuoi video possono essere condivisi all’interno dei network presenti nel tuo sito, su siti di editori specializzati, o anche su Facebook e Linkedin (regolatorio permettendo).
  1. I video sono Mobile-Friendly. L’utilizzo di Smartphone e Tablet sta crescendo vertiginosamente, tanto che oggi sempre più i dispositivi mobile stanno sostituendo il computer. Secondo una ricerca Google condotta in Italia nel 2013 (Our Mobile Planet: identikit dell’utente smartphone), il 78% utilizza il device per vedere video (e il 25% almeno 1 volta al giorno). Già nel 2012, secondo Eurisko (Survey Digital Doctors Communication) il 57% dei medici specialisti ed il 43% dei MMG aveva uno smartphone; pensa ai tuoi prescrittori…
  1. Realizzare video non è costoso. Spesso si tratta di utilizzare materiale già prodotto durante congressi, tagliando le parti meno interessanti e montando una serie di “clips” da 2-3 minuti suddividendo in capitoli gli interventi importanti. Per avere un’idea, puoi guardare la sezione ASCO del nuovo canale di Dottnet sul melanoma. Diversamente la creazione di un video da zero permette un’ampia gamma di scelte in termini di creatività, effetti speciali ecc. in modo da tarare i costi rispetto al budget disponibile.
  1. I video possono riciclare contenuti già esistenti. Non è necessario re-inventarsi informazioni e messaggi nuovi, ma è sufficiente prendere quanto è già stato prodotto per brochure, presentazioni, slide kit, ecc. e trasformarli in video. Inoltre questo è altresì consigliabile per mantenere una comunicazione coerente nel tempo e non creare confusione nella testa del medico.

Spero che queste poche parole ti abbiano trasferito non solo l’opportunità di comunicare con il tuo target tramite video, ma anche quanto tutto questo sia facile e poco costoso.

Per qualsiasi necessità e/o approfondimento su dove posizionare i tuoi video per avere la massima visibilità, clicca qui.

 

 

Quale ruolo hanno i Digital Opinion Leader nell’ambito della salute?

Digital Opinion LeaderDigital Opinion Leader della Salute: medici che influenzano i colleghi sul web. Un’oppurtunità per le aziende farmaceutiche. Tweet this

Sono molto colpito dalla frequenza con cui mi giungono, attraverso le numerose newsletter cui sono iscritto, esempi e storie di Digital Opinion Leader nell’ambito della salute. Parliamo di medici che influenzano colleghi, Policy Makers e pazienti attraverso la loro attività sui Social Media.

I medici e i Social Network

Il caso di Andrew McIvor, Professore di Medicina alla McMaster University in Ontario, Canada, mi ha particolarmente colpito; la sua pagina Facebook, lanciata a maggio 2013 è a tutti gli effetti una piattaforma di discussione su temi quali asma e BPCO, così come seguitissime sono le sue campagne informative sul fumo e sulle sigarette elettroniche lanciate via Twitter.

Chi sono i suoi follower? Sono agenzie di comunicazione che si occupano di salute, pazienti, colleghi e stakeholder.

Ecco quindi che quando il Professore è intervenuto nella Twitter Chat #COPDChat, gestita da Boehringer Ingelheim durante il congresso Europeo tenutosi il 9 settembre, la visibilità dell’evento (e dello sponsor!) hanno avuto un’accelerazione virale.

E l’Italia? Alcune statistiche fornitemi da un amico di Linkedin mi hanno sorpreso, mostrandomi uno scenario “digitale” ben al di là delle aspettative mie e soprattutto di molti miei clienti. Mi riferisco, in particolare, al numero di medici specialisti con un profilo Linkedin:

  • 7.100 ortopedici
  • 5.600 pediatri
  • 4.700 cardiologi
  • 4.200 oncologi

E via di questo passo…

Le aziende farmaceutiche e i nuovi modelli di comunicazione

Tutto questo rappresenta un’opportunità o una minaccia per le aziende farmaceutiche?

Sottovalutare il fenomeno, o peggio, non considerarlo, è sicuramente molto pericoloso; il rischio è quello di perdere il controllo del processo di comunicazione dei propri brand e della propria immagine aziendale.

La vera opportunità consiste nello sviluppo di una strategia di collaborazione con i Digital Opinion Leader, mutuando le tecniche del tradizionale KOL management ed adattandole alle nuove tecnologie.

Il primo passo è costituito dalla creazione e dal coaching dei medici destinati a diventare influencer; all’estero numerose aziende farmaceutiche sono già partite con corsi Linkedin ai medici ed altre attività similari, con l’obiettivo di posizionarsi come partner per la reputation dei clinici.

Per approfondire il tema, vi invito a visualizzare la presentazione del seminario “Personal Branding” sviluppato da Merqurio per i medici.